Ma che si fa durante un bradisismo, quando, cioè, non si sa se “fenomeni premonitori” (terremoti, sollevamento del suolo, aumento delle fumarole…) evolveranno verso una eruzione o se rientreranno senza fare danni (così come fu nel 1970 o nel 1983-84)? Semplice: si scarica ogni responsabilità sui sindaci. Per ora è il solo Sindaco di Pozzuoli (Comune, tra l’altro, con una Protezione civile di prim’ordine) a doversi quasi “giustificare” sui giornali. Ma se il bradisismo va avanti sarà la volta di altri sindaci, ad esempio, quello del Comune di Napoli che ha 400.000 residenti nella “zona rossa”.
Il tutto nasce dalla inesistenza di un Piano di emergenza vulcanica degno di questo nome. Su questa faccenda c’è un lungo documento; qui limitiamoci ad una sola considerazione: chi avrebbe dovuto realizzare questo Piano? Incredibile a dirsi ma in un’Italia dove per ogni alluvione, frana o altre calamità viene nominato un Commissario Straordinario – con il relativo codazzo di tecnici, impiegati e portaborse – per il Piano Vesuvio e Campi Flegrei non è mai stato identificato o creato un ufficio (o una precisa struttura tecnico-amministrativa) delegato a realizzare un Piano di emergenza vulcanica con tempi e modalità certi. Nulla. Solo alcuni funzionari che si occupano di Piano Vesuvio o Piano Campi flegrei tra una pratica e un’altra, commissioni che si riuniscono quando possono, studi scientifici, bozze di Piano, convegni, ineffabili esercitazioni, consulenti, annunci dell’imminente Piano… che si perpetuano dal 1995.
Perché questa situazione (alla quale cercava di rimediare un disegno di Legge)? Sostanzialmente perché l’impostazione del Piano che il Dipartimento della Protezione civile pretende di attuare (che prevede soltanto l’evacuazione preventiva di tutta la popolazione a rischio e – tra le tante possibili – una sola catastrofica eruzione ”di progetto”) rende irrealizzabile qualsiasi tipo di pianificazione. Non è un caso, ad esempio, che per l’area flegrea non sia stata neanche convocata la Conferenza unificata Stato-Regioni che avrebbe dovuto occuparsi di dove sistemare i profughi dell’eruzione.
Intanto (ai sensi dellart.2, comma a, punto 1 della Legge 225/1992) si crocifiggono i Comuni che non provvedono a dotarsi di un Piano per bradisismo – che nessuno, ancora, ha spiegato loro come fare, soprattutto alla luce dei particolari danni che può provocare un bradisismo – e ci si affida alla bontà divina. Per chi, invece, non si rassegna a questo andazzo è in cantiere – a Pozzuoli, per la fine del mese – una prima riunione. Per saperne di più, scrivete qui.
Francesco Santoianni